TUTTO BELLO MA...

Ultimamente i miei tentativi di fare lo spettatore pagante o quasi, o comunque svincolato dalla definizione di "addetto ai lavori" erano andate malino, per un motivo o l'altro. Questa volta, con un buon biglietto arrivato all'ultimo momento, ce l'ho fatta. Anzi: ce l'abbiamo fatta, perchè come quando eravamo giovani giovani, sono riuscito a portarmi dietro Nadia, mia moglie. Un tempo andavamo ancora al palazzone di via Tesio, quello crollato durante la famosa nevicata dell'85, mi pare il 16 o il 17 gennaio. Per intenderci, quello che aveva all'interno un velodromo al coperto e che costringeva chi non poteva spendere tante lire allora in posti di tribuna o parterre a vedere la partita da lontanissimo. Cioè nel nostro caso, molto spesso, perchè i soldi non erano così abbondanti. Era la Milano vincitutto di D'Antoni, Meneghin e soci, quella del Grande Slam, quella autrice di tante imprese sportive del periodo. Oggi Milano è come la televisione di questi tempi: molto ben confezionata, un'immagine accattivante, tante attività collaterali, insomma ben infiocchettata, ma spesso il palinsesto è ondivago: Andiamo da grandi spettacoli da prime time a repliche di cose già viste, con performances rivedibili. Purtroppo come ieri. Trento ha giocato bene. Noi no. Ha meritato il passaggio alla fase successiva. Noi neanche lontanamente. Come accadeva all'inizio della stagione in corso: gli altri sembrano Golden State e noi l'ultima franchigia di turno vittima sacrificale. Così la serata, vissuta per la compagnia in modo molto piacevole, per il finale molto meno, e la vigilia di Pasqua ci troviamo contro quella che tutti dicono la probabile rivale finalista da Playoff: Reggio Emilia. Per fortuna che non me la vedrò, perchè sarò a dirigere le riprese di questa Trento che ci ha meritatamente bastonato in Eurocup.