Canicola

Canizie, caldo cane, canicola, freddo cane, cannone (no, questo no...)... Chissà perchè sono coinvolti nelle accezioni esagerate dei termini i nostri migliori amici. Ma in realtà questo è un gancio, un collegamento per parlare di quanto possono essere importanti nella vita di una persona queste creature. Io ho vissuto la mia vita a blocchi con e senza di loro e se quando erano presenti, sicuramente rendevano anche più impegnativa la vita perchè dipendono da noi in tutto e per tutto, come degli eterni (magari) bambini, quando non c'erano la vita era più triste, povera, chiusa ed egoista. Perchè loro ti costringono ad essere veri: sentono puzza di finzione lontano un miglio. E come sentono lontani chilometri il rumore più flebile e l'odorino più volatile, sentono la falsità, la cattiveria, l'antipatia come peraltro capiscono subito l'amicizia, la simpatia e l'affetto... e si regolano di conseguenza. Quando capita che il vostro cane si fissa su qualcuno che si sta avvicinando è perchè gli sta facendo la sua personale radiografia, gesti, postura, espressione, odori, e poi si regola. Fidatevi sempre del giudizio del vostro cane, lui non si fa fregare. Ho divagato. Fino a undici anni, nonostante avessi la fortuna di essere un bambino più che benestante, la cosa che desideravo di più e per la quale sfinivo i miei genitori quotidianamente era proprio avere un cane. Mio fratello, dieci anni più di me, con tutto il bene che gli volevo e gli voglio era ed è di un'altra generazione, io ero l'unico bambino del mio palazzo. Fantasia da vendere, leggevo, giocavo da solo, facevo chilometri in bicicletta e a piedi in Milano, ma mi mancava un compagno di giochi reale, che mi costringesse ad interagire, a fare, ad occuparmi di lui. Ed arrivò Penny una purissima Foxugio (o SegTerrier). Dolcissima cucciola dalle fattezze di segugio in tutto e per tutto ma della taglia del padre, intraprendente fox terrier. Amica se ce n'è mai stata una,  per dodici anni la terza figlia femmina della famiglia. Mia mamma era sua mamma: bastava che ci fosse lei ed era contenta. Al punto che negli ultimi cinque anni, quando mia madre si faceva per lavoro migliaia di chilometri in macchina per l'Italia, lei era sempre insieme. L'automobile, se c'era mamma, era casa sua e le andava bene così. E' persino morta così, povera cucciola, vicino a Palmanova e mia mamma l'ha sepolta vicino al Sacrario di Redipuglia, piccola eroina del quotidiano vicino ad altri eroi. Datemi pure del illuso o chissa cos'altro, ma io penso che se c'è un aldilà per noi, c'è anche e sopratutto per loro. Altra divagazione con groppo in gola... Poi è arrivata Tea, rigorosamente meticcia tra un Pastore Belga (la mamma) e non si sa che cosa (però di pelo chiaro) il papà. Qui parte il mio senso di colpa. Perchè Tea capita nel periodo in cui, morto da poco mio papà , mamma impegnata a tirare la carretta e mio fratello al lavoro, la casa era molto sguarnita. Io ventiquattrenne che lavoravo nelle prime radio e televisioni private ed in piena tempesta ormonale, ero poco presente e Tea, da sola in casa, difendeva il territorio: faceva il suo mestiere. Vicina di pianerottolo una persona che "faceva la parrucchiera" in casa con relativo via vai. E con relativo abbaiare di questa povera cagnolona. Cominciarono ad arrivare neanche tanto velate minacce ed io (ancora adesso mi do del cretino) andai nel panico,con la paura di trovarmela avvelenata o chissà che altro. Tea diventò un cane per ciechi. La portai al centro di Limbiate, dove si addestrano i cani per i non vedenti e feci la cosa più vigliacca che un padrone di cane può fare, la lasciai lì. Non so come riuscii a non schiantarmi andando via in macchina, piangevo come un bambino. Sapevo che sarebbe andata ad un ragazzino non vedente di Castelli Calepio nella bergamasca, ma mi sentivo l'essere più schifoso del mondo e ancora adesso la considero una macchia scura nella mia coscienza... Poi arrivò un periodo, un lungo periodo, in cui matrimonio e nascita di mia figlia riempirono meravigliosamente l'esistenza. Com'è facile immaginare, tra il lavoro di entrambi e la scuola di Martina, diventa impossibile e ingiusta l'eventuale presenza di un cane, per quanto desiderata da tutti, sarebbe stato un altra Tea, abbandonata in casa, il modo più sbagliato di crescere un cane. E poi? Poi quattro anni fa, figlia universitaria senza obbligo di frequenza, io con orari più gestibile e moglie con un ufficio più vicino ci palesiamo al canile ENPA di Monza e ne usciamo con un nasone rosa, delle zampe chilometriche che spuntavano fuori da un cappottino di fortuna per ripararlo dal freddo e la neve che era caduta sino al giorno prima e Mou entrava ( e rimane tuttora) nella nostra casa. Premessa: un pò per lavoro e un pò per le amicizie che erano e sono altrove, non avevo fatto nei miei 25 anni di permanenza a Villasanta, molte amicizie. Da quando c'è Mou, conosco più persone di quante ne conosca mia moglie, nata e vissuta qui. E' vero che li conosco come i padroni (preferisco amici) di Kira, Cesare, Sheila, Otto, Tigro e via elencando, ma poi molti sono diventati amici a tutti gli effetti. (continua...)

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