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...UN RECORD?

Per essere un blog attivo, è sicuramente un record: quattro mesi e mezzo senza scrivere una riga che sia una... Nel frattempo son successe cose, tante. Nel campionato di basket Milano "la favorita", ha giocato come l'oratorio qui davanti e si è fatta buttare fuori da una splendida e tignosissima Trento. Poi la finale è stata giocata tra Venezia e la stessa Trento spossata da rotazioni minime e infortuni a manetta  e ovviamente vinta , non così semplicemente peraltro, dalla Reyer. Televisivamente abbiamo prodotto fino ai quarti di finale e integrato il segnale Rai nelle fasi successive. Integrare è una parola grossissima: avremmo dovuto produrla ex novo... La Rai ha lasciato la pistola carica in mano ad un bambino, con esiti spesso devastanti. Ma la fase successiva è stata ancora peggiore, visto che la Lega basket invece di dire "...così non si fa..." ha rinnovato il triennale dei diritti in chiaro alla tv di stato, e, purtroppo (bravi loro) ad Eurosport quelli satellitari in pay. Il lato positivo è stato che abbiamo prodotto le finali di A2 tra Trieste e la Virtus ed è stato divertente, perchè per la prima volta nella serie minore c'erano più squadre di rango che nella serie A.

Derby su derby

Un derby di A2 in un palazzo da serie A con l'illuminazione da serie B e poi un derby di serie A in un palazzo (capiente) da A2. Drastico? Abbastanza, ma visto che queste note sono fresche e appena vissute, preferisco scriverle prima che la senilità me le archivi in qualche angolo della memoria. Premessa: due partite intense come solo i derby sanno essere. Quello bolognese con in più quel senso d'attesa che può accumularsi solo in tanti (otto) anni di assenza, mentre quello lombardo generato e alimentato dai diversi momenti delle due squadre: Cantù in ripresa dopo problemi di gestione della squadra, mentre Milano nel dentro e fuori tra Eurolega e Campionato ancora irrisolto. Con queste premesse, chiunque è autorizzato a pensare "... chissà che emozioni dentro e fuori dal campo, trasmesse dalla televisione...". Si, se eravate in campo a vederle, perchè se al PalaDesio la sensazione, a parte quello che accadeva in campo era quella di un impianto provvisorio (qual'è peraltro), una sorta di auto o cellulare di cortesia quando quello tuo è in riparazione. Quello di Bologna che potrebbe essere uno dei migliori impianti in assoluto, ha la pecca che non si vede. Attenzione, non in campo, dove le luci ancora a scarica fanno comunque il loro lavoro mentre nella maggioranza di quelli di serie A sono  a Led, con risparmi gestionali, operatività e flessibilità assoluti, ma attorno. E durante un derby, il contorno è quasi importante quanto quello che succede in campo: I tifosi, le coreografie, le reazioni del pubblico, le emozioni, insomma tutto quello per il quale i giocatori evoluiscono in campo. La scelta di tagliare le luci ai limiti dell'area di gioco, toglie una parte consistente delle emozioni e in un derby come il redivivo bolognese, toglie quasi il 50%... In compenso complimenti per l'uso del videomapping, la video proiezione con effetto 3D usata durante la presentazione della squadra è stata molto bella a vedersi anche se non una novità assoluta per l'Italia. In Nba la usano diverse squadre, forse un pò troppo e molto "all'Americana", quindi esagerando... A Desio per fortuna niente zone buie, però, anche qui le luci sono della vcchia generazione, e quando dico vecchia mi riferisco anche all'usura delle stesse, con colori che vanno dall'azzurrino al rosa passando per tutte le dominanti intermedie... Insomma ci mancavsempre quel maledetto centesimo per fare un Euro: poteva essere uno spot meraviglioso per il basket e invece abbiamo fatto vedere "solo" due intensissime partite.

Ricominciamo

... anzi, già ricominciato: il lavoro, il campionato, fra poco l'Eurolega, la gotta (che poco alla volta sta migliorand0) e via proseguendo. Belle giornate, in compagnia della famiglia al completo. Così così, quando gli acciacchi non ti consentono di fare le cose che fai normalmente.Bruttine, quando le cose non girano partendo dalla mattina e si trascinano per tutto il resto del giorno. Chissà perchè mi viene in mente l'otto ottobre... Ma dopo c'è il nove e tutto si riequilibra...

Never ending basket…

A bocce ferme: ….mentre l’attenzione del grande pubblico (televisivo) è focalizzato sul calcio, sugli Europei  e ovviamente sulla Nazionale, noi del basket, un po’ per tigna e un po’ per superficialità, perdiamo l’ennesima occasione di aumentare l’esposizione con una serie finale infinita e sfinente. Infinita come lo può essere una serie sia di semifinali che di finali al meglio delle sette partite, sfinente perché le squadre italiane, anche le più facoltose, non hanno roster che possano reggere l’impatto di sette partite un giorno sì e l’altro no. O dai una spaziatura maggiore (ogni due giorni, per esempio) o torni alla formula al meglio delle cinque, magari mantenendo le sette solo sulla finale. Poi viene stilato dalla Lega un calendario che va a schiantarsi sulle partite di calcio della nazionale e che, anche se Varese in Coppa non avesse provocato lo spostamento di date, avrebbe creato sovrapposizione sulla possibile gara 7 di finale. Milano chiude contro una Reggio ormai non più “underdog” ma certezza ad altissimo livello, una Milano da 3 sold out nella serie finale, così come Reggio Emilia, che come unico vero problema ha un Palazzetto ormai non più sufficiente nemmeno per il suo pubblico. Perché per la televisione ed i media in generale non lo è da tempo: finestroni semicoperti da tende raffazzonate, luci insufficienti e obsolete che illuminano poco e male il parquet, postazioni per telecamere e fotografi inventate sopra i banchetti della tribunetta stampa, dove, oltre ad essere decentrate rispetto al centro del campo (e quindi generando un immagine “storta”, anche se apparentemente) sono impallate da qualsiasi spettatore che si alza in piedi. Strutture che per i primi anni ’70 potevano essere valide perché il pubblico era solo quello che pagava il biglietto, quasi cinquanta anni dopo no. In realtà anche prima, ma allora la Pallacanestro Reggiana non aveva una squadra di prima fascia come ora, e la città merita un impianto adeguato alla sua squadra. Leggo su diverse testate che la Caire (Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia) ha vinto l’appalto per la riqualificazione, ristrutturazione e ampliamento del PalaBigi: la notizia è buona. Speriamo lo sia anche il progetto, che non pensi soltanto ai nuovi 1100 posti e strutture annesse, ma anche a chi ci deve lavorare e giocare. Un suggerimento propostomi da un mio cameramen : se le travi portanti ora al centro del campo sono inamovibili, sarebbe sufficiente, in fase di posa del parquet  a lavori terminati, farlo spostando quest’ultimo di un metro e mezzo a dx o a sx . Questo consentirebbe finalmente di togliere l’effetto visivo di “palazzo storto” che il PalaBigi porta con se. Poi se qualcuno si informasse anche degli altri eventi sportivi e non per evitare clamorosi autogol come in questi Playoff , come per esempio fa l’Eurolega che ha spostato le sue partite al giovedì e al venerdì  per  non sovrapporle alla Champions calcistica, non sarebbe meglio?

Giancarlo Fercioni

GIORNO DI PAGA

Se facciamo un anno si e uno no, mi va anche bene: se poi vogliamo fare anche un anno via l'altro per qualche volta pure... 27 scudetto e nessuno rubato... Per l'ennesima volta vissuto davanti alla televisione: quello scorso a Copacabana in uno studio televisivo insieme a due sportivi (e tifosi) D.o.c , lo zio Bergomi e Federico Buffa, ospiti in studio per motivi calcistici ma spettatori di gara 6 e 7 durante la messa in onda delle partite di calcio. Quest'anno per l'alternanza con la mia collega Cettina Mammoliti, il caso ha voluto che non fossi lì a Reggio. Meglio. Stando in camion regia non me la sarei goduta. L'unico dispiacere è che il pallone che mi ero preparato da far firmare dalla squadra rimarrà nuovo e intonso... In ogni caso devo dire che tutte le avversarie che Milano si è trovata ad affrontare mi sono piaciute molto, bei gruppi, ben allenati, con carattere e con tifoserie toste ma ragionevolmente corrette... Tutto molto bello. Ora, preolimpico e basket mercato, con la speranza che la squadra non venga smontata di nuovo...

C'è anche di gruppo...

... la sindrome bipolare : cito da Wikipedia ..."I disturbi dello "spettro bipolare", ovvero i quadri clinici un tempo indicati col termine generico di "psicosi maniaco-depressiva", consistono in sindromi di interesse psichiatrico sostanzialmente caratterizzate da un'alternanza fra le due condizioni contro-polari dell'attività psichica, il suo eccitamento (donde la cosiddetta mania) e al rovescio la sua inibizione.

Questa disregolazione funzionale si traduce nello sviluppo di alterazioni dell'equilibrio timico (psicopatologia dell'umore), dei processi ideativi (alterazioni della forma e del contenuto del pensiero), della motricità e dell'iniziativa comportamentale, nonché in manifestazioni neurovegetative (anomalie dei livelli di energia, dell'appetito, della libido, del ritmo sonno-veglia)."

Lo sto vedendo in questa serie finale dei playoff dove una squadra, EA7 Milano, presenta precisi quadri clinici relativi a questo disturbo! Gioca partite come Gara 1 e 2 di dominio assoluto con stati vicini all'esaltazione e poi altre due vicine alla depressione ad un passo dall'esaurimento nervoso. Se no non si può spiegare una forbice così aperta tra  le prestazioni di partite così ravvicinate. Cosa dite? Reggio Emilia gioca di squadra e col cuore e Milano no? Anche questa è una sacrosanta verità: allora, in alternativa ai sali di litio chiudeteli in una stanza e fate vedere loro a loop come giocavano Art Kenney, Dino Meneghin, Mike D'Antoni, Roberto Premier, Bob McAdoo, Gallinari padre e figlio, Gentile padre,poi  la rimonta del -31 sull'Aris Salonicco, la finale di Coppa contro il Maccabi, il tutto per le prossime 24 ore e nelle pause fateli dormire vicino alla bacheca dei trofei. La classe, la tecnica e l'atletismo ci sono... ora bisogna tirar fuori il cuore e i maroni !

Oh! Marco male...!!!

Dovrebbe essere un quotidiano, o anche più frequente e invece mi trovo a scrivere due settimane abbondanti dopo l'ultimo post... Male, molto male. E non è che che siano accadute poche cose in questo lasso di tempo, anzi... Si fa fatica a ricordarle. Intanto sono cominciati e quasi finiti i playoff di basket, con Milano che sembra specializzata a complicarsi la vita, giocando spesso contro se stessa piuttosto che contro le avversarie. In questo caso anche la vita si è allineata al lavoro visto che i campi di basket mi hanno visto più frequentemente di quanto abbiano potuto fare i componenti della mia famiglia e questa è la parte meno bella. Dal punto di vista professionale siamo passati dalla produzione vera e propria con tutte le telecamere, replay e commento  dei quarti di finale alle semifinali ( e poi le finali ) in symulcast con integrazione nostra annessa. Cioè produce la Rai e noi aggiungiamo qualcosa di nostro (ovviamente nei tempi consentiti dal basket, cioè durante il prepartita, l'intervallo, il post partita e tutti i time out). Era parecchio che non mi capitava: più o meno da quando integravamo le partite di coppa all'estero. Non mi ricordavo che fosse così frustrante... Vedi un'azione, hai d'istinto il cercare di far vedere quello che pensi sarebbe meglio mostrare e non hai gli strumenti per farlo. Una sorta di eunuco a tempo, che funziona solo nei time out e in pochi altri momenti. Anche le finali saranno così, forse con qualche mezzo in più, forse... meno male che a Luglio ci saranno i preolimpici a Torino e quelli li faremo noi su Sky, preceduti da qualche amichevole a precedere il tutto. 

TUTTO BELLO MA...

Ultimamente i miei tentativi di fare lo spettatore pagante o quasi, o comunque svincolato dalla definizione di "addetto ai lavori" erano andate malino, per un motivo o l'altro. Questa volta, con un buon biglietto arrivato all'ultimo momento, ce l'ho fatta. Anzi: ce l'abbiamo fatta, perchè come quando eravamo giovani giovani, sono riuscito a portarmi dietro Nadia, mia moglie. Un tempo andavamo ancora al palazzone di via Tesio, quello crollato durante la famosa nevicata dell'85, mi pare il 16 o il 17 gennaio. Per intenderci, quello che aveva all'interno un velodromo al coperto e che costringeva chi non poteva spendere tante lire allora in posti di tribuna o parterre a vedere la partita da lontanissimo. Cioè nel nostro caso, molto spesso, perchè i soldi non erano così abbondanti. Era la Milano vincitutto di D'Antoni, Meneghin e soci, quella del Grande Slam, quella autrice di tante imprese sportive del periodo. Oggi Milano è come la televisione di questi tempi: molto ben confezionata, un'immagine accattivante, tante attività collaterali, insomma ben infiocchettata, ma spesso il palinsesto è ondivago: Andiamo da grandi spettacoli da prime time a repliche di cose già viste, con performances rivedibili. Purtroppo come ieri. Trento ha giocato bene. Noi no. Ha meritato il passaggio alla fase successiva. Noi neanche lontanamente. Come accadeva all'inizio della stagione in corso: gli altri sembrano Golden State e noi l'ultima franchigia di turno vittima sacrificale. Così la serata, vissuta per la compagnia in modo molto piacevole, per il finale molto meno, e la vigilia di Pasqua ci troviamo contro quella che tutti dicono la probabile rivale finalista da Playoff: Reggio Emilia. Per fortuna che non me la vedrò, perchè sarò a dirigere le riprese di questa Trento che ci ha meritatamente bastonato in Eurocup.  

Vabbé che mi sono simpatici....

Mi piace la cittá, mi è simpatica la squadra e Buscaglia è bravissimo, però non si può sbagliare proprio la partita contro Trento... È vero che Peppepoeta ha fatto tutto quello che nel resto della stagione non gli era riuscito e che viceversa, per congiunzione astrale, Tuttamilano esclusi Kalnietis e Pocoaltro stavano raccogliendo i finferli nei pascoli vicini al palazzo e che il Krunodellago era ancora alle prese con la tachipirina, però.... Adesso la squadra ha modo di avvicinarsi a quella vincitutto di decenni fa con una rimonta storica, che non sará il trentunello dell'Aris Salonicco ma anche dieci pochini non sono. Adesso, al di lá degli acciacchi, facciamoci venire una bella orchite e tiriamole fuori settimana prossima, quando saranno obbligatorie.

Vedi a fare lo spettatore regolare…

E'un ulteriore citazione dello strange day vissuto il 6 marzo 2016...

Un commento più autoreferenziale del solito, nel quale più che il regista viene fuori l’appassionato di basket e anche un po’ il tifoso. Domenica 6 marzo, tante partite: Sky produce la combattuta Avellino vs Cantù e la Rai quella che sulla carta è la scontata EA7 contro Manital Torino. Ma quest’ultima partita ha una particolarità, quella che in questa data cade l’ottantesimo anniversario della fondazione dell’Olimpia Milano con relativi festeggiamenti. Al Forum viene aperto lo store ufficiale della squadra, risorge (tecnologicamente e di fatto) il cubo con mega screen al centro del campo. Nota: a me dopo la finale della Coppa Italia era scarrucolato fino ad un metro da terra rischiando di colpire dei nostri tecnici che dovevano smontare una telecamera montata sulla struttura… Durante l’intervallo, raddoppiato in durata per l’occasione, Dan Peterson, presenta i giocatori che hanno fatto la storia della squadra, con qualche dimenticanza, non si sa per quale motivo. E’ vero che in testa alla diretta della Rai ad introdurre il tutto c’è stata una clip di Mike D’Antoni, lui assente. Poi non è stato citato il vero autore dello scudetto ’96, Dejan Bodiroga così come il bimbo prodigio Danilo Gallinari, presente nelle foto sullo sfondo fuori fuoco dietro il padre Vittorio, durante la sua intervista. E’ anche vero che citare tutti i fenomeni che hanno accompagnato la storia di questa società ci sarebbe voluto un intervallo di due ore e mezzo, altro che 30 minuti, però con un po’ d’attenzione si sarebbe potuto colmare i vuoti. Il prodotto è stato buono, anche se uno dei microfoni in scena ha toppato costringendo a dei passaggi di mano che hanno rallentato gli scambi di battute tra i protagonisti. Comunque occhi lucidi anche a casa oltre che per i dodicimila presenti. Il perché del titolo? Semplicemente perché questa volta avevo comprato online il biglietto per la partita. Volevo vivere la giornata da tifoso e non da addetto ai lavori, dagli spalti come quando ragazzino facevo la fila in via Caltanissetta o alla Libreria dello Sport o in uno dei pochi punti di prevendita dei biglietti di quel periodo. Scooter per non avere problemi di parcheggio, freddo grazie alla perturbazione con vento da paura di questi giorni. Apre la biglietteria del settore dove ho comprato il biglietto e… non c’è, mobilito il responsabile delle biglietterie e… non c’è. Quindi, amaro in bocca e freddo nelle ossa riprendo lo scooter, torno a casa e per l’ennesima volta, mi vedo la diretta in tv. Bella partita (televisivamente parlando), un po’ meno sul campo, con il “vissero felici e contenti” dopo l’overtime …