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silenzio

... notte d'Agosto. Moglie e figlia in vacanza. Eseguita routine prima di andare a letto: controllato porte e finestre varie, crocchette per il gatto, acqua fresca per il cane, i cuscini a posto sul divano, aiutato suocera incombenze varie. Vado a letto: il silenzio più rumoroso che abbia mai sentito. Un colpo di tosse che viene chissà da dove, ragazzini che chiacchierano e fanno casino e tu che stai per avvisare l'esercito, l'aviazione, la guardia forestale e chissà chi altro e poi scopri che sono lontanissimi ed è la brezza maligna che porta voci e rumori vicino. Cani lontanissimi che abbaiano qui vicino e bikers con Harley che sembrano parcheggiati sul terrazzo di casa. Era tanto tempo che non venivo circondato dai rumori della mia famiglia e la differenza è rumorosissima e nemmeno Mou nella sua cuccia che russa beatamente riesce a tamponare i rumori lontano/vicini...

Speriamo per le nuove generazioni...

... Perché la mia ha macinato problemi ma ha anche avuto tante fortune. Intanto i nostri genitori sono sopravvissuti ad una guerra: e per sopravvissuti intendo usciti con la voglia di vivere, e ce l'hanno trasmessa. Abbiamo imparato a vedere e vivere tutto come delle novità, come delle sorprese. Ogni cosa è stata ed è tutt'ora una sorpresa, e la cosa positiva è che facevamo a tempo a digerirla, assimilarla e metabolizzarla. Ora le nuove generazioni non riescono più a stare dietro alle novità e non se le gustano più, è tutto scontato. Un affamato di informazioni com'ero io, che passava ore sui libri e sui dizionari e sulle enciclopedie, avesse avuto accesso ad Internet, non so come sarebbe andata a finire. La musica ce la gustavamo: io passavo ore di notte con la radio ad onde medie sintonizzata su Radio Luxembourg, che trasmetteva alcune ore in inglese le novità che (forse, Rai permettendo) sarebbero state trasmesse chissà quando. Poi di giorno su Radio Montecarlo (quella originale, con Awana Gana, Luisella, Jocelyn, Herbert Pagani). I pomeriggi passati a pattinare sulla pista in cemento vicino al Planetario, nei Giardini Pubblici (ora Indro Montanelli) di Milano, con merenda al Bar Bianco dove il massimo della libidine erano bicchieroni di latte a volte serviti nei primi tetrapak a forma di piramide con cannuccione annesso. Poi le prime bici pieghevoli Graziella, camminare per tutta Milano e prendere Autobus che si chiamavano con le lettere : la O era l'attuale 61. Se volete fare un esercizio per capire come si chiamavano gli altri fate i conti... I tram no, quelli erano giá allora chiamati con i numeri e c'era sempre vicino all'ingresso un banchetto con il bigliettaio che vendeva i biglietti, mentre dall'altro lato c'era l'obliteratrice che timbrava e "mangiava" un pezzo di biglietto. Ad un certo punto, nel '64 venne inaugurata la prima metropolitana: ricordo che io insieme a mia nonna andammo avanti e indietro per tutto un pomeriggio in uno dei giorni successivi all'inaugurazione. Parentesi, letto adesso su Wikipedia che il primo progetto a Milano venne proposto nel 1908, interrotto per la prima guerra mondiale ed idem il secondo nel periodo fascista che venne accantonato per il secondo conflitto. Entrambi prevedevano linee che si incrociavano in Piazza Duomo e venivano unite da un'altra linea circolare. Uguali a quelle odierne, vero? (...) Le feste con gli amici ed i compagni di scuola, compagnie composte da decine e decine di persone, le prime storie più o meno importanti e il gioco della bottiglia. Quello che portava i dischi e quelli che mettevano la casa, cercando di evitare genitori e nonni curiosi. La ragazzina che puntavi da sempre e che puntualmente " ti considerava come il suo migliore amico..." ( 1a memoria)

Essere o non essere?

....scrivere di fatti miei, mie emozioni e sensazioni o fare quello che sa di qualche argomento?Siamo sempre lì, il dubbio è tra l'esternare emozioni, come se il web fosse un divano gigantesco seguito da miliardi di psicoanalisti, o il raccontare fatti esposti in modo "tranchant", come se tutto fosse una certezza e in ogni singola cosa non ci fossero diverse chiavi d'interpretazione. A volte le cose sono collegate: passi una giornata in cui affronti le diverse problematiche che ti si pongono, a volte le risolvi e in altre ti ci incarti, ma comunque lo fai convinto di averlo fatto nel migliore dei modi. Questo ti dà soddisfazione e non accumuli stress. Poi ci sono sfumature, emozioni nel quale ti ci perdi e ....il basket visto di persona o in tv comprende e racconta tutto ciò. I playoff sono la quintessenza dell'emozione vissuta e raccontata: paradossalmente per me sono più facili dei tatticismi di una partita di stagione regolare sia da vedere che da raccontare. Chi fa il mio mestiere deve conoscere il proprio dovere, che è quello di trasmettere il più possibile i fatti, la storia e sopratutto le emozioni del campo. Nei playoff le partite traboccano di tutto ciò, con una crescita esponenziale di emozioni man mano che il cronometro va avanti, che l'orologio mangia, divora i secondi che separano dal risultato finale dove si scioglieranno le emozioni, dove l'agonismo diventerà gioia o si scioglierà nella frustrazione di essere arrivati ad un passo dal risultato finale scappato via. Poi i playoff sono un tour de force per tutti, anche per noi che lo raccontiamo in tv. Un tempo, quando la crisi non mordeva i talloni come un border collie con le pecore, c'era un'escalation di mezzi man mano che le partite diventavano più importanti, che ci si avvicinava alla finale. Più telecamere e replay, più giornalisti, più mezzi e scalette in cui servizi, clip e grafiche facevano bella mostra di sè. Adesso che i budget sono più "attenti" (eufemismo...), dobbiamo essere bravi a raccontare con i mezzi a disposizione, cercando di inventarci o reinterpretare idee nuove o altrui a modo nostro. Un esempio? L'audio originale dei coach, originariamente "wired" visto in Nba. Un'acqua calda la cui scoperta è apparentemente semplice. In realtà ci sono molti ingredienti : gli allenatori disponibili ad essere microfonati, chi sceglie cosa mandare in onda del loro audio ( ovviamente registrato, la diretta è pericolosissima e altrettanto da evitare), il lavoro per integrare insieme immagini e audio mentre si gioca la partita... E poi alcune chicche, come i quintetti consegnati e detti al tavolo dieci minuti prima dalla palla a due e graficati quasi in tempo reale. Insomma, all'italiana; compensando con la fantasia e l'iniziativa quello che non c'è. E anche questo è basket... In tv!
Giancarlo Fercioni

Che facciamo?

... scriviamo? Ma non su questo blog dove ormai imperverso. Un libro. Tanto ormai lo scrivono tutti, perchè io no? Voi direte: devi aver qualcosa da raccontare, da dire. Appunto. Il problema è ordinare le idee, perchè in disordine sparso, potrei riempire fogli e fogli (elettronici, of course), così come lo facevo anni fa su carta con penne consumate ovunque sulla scrivania. Si potrebbe parlare di basket, ma lo fanno in tanti e sicuramente a miglior titolo rispetto a me. Oppure di televisione... Ahia, anche qui ci sono fior di esperti pronti a spiegare chi fa cosa e come, quindi scartiamo. Di moda ci sono cresciuto, col nonno e il padre che mi sono ritrovato... La radio è stata il mio pane e anche qui ce ne sono di cose da raccontare. Poi ci sono le storie di tutti i giorni che possono essere noiose, normali o interessanti, a secondo di come le si racconta: un  "mappazzone" alla Barbieri o un piatto gustoso e ben presentato a secondo degli ingredienti e dell'impiattamento... Ora ci provo!

Umor Barzotto

Spiego per chi non conosce, il termine barzotto, ora viene usato solo in un senso (...). In realtà il termine nasce per il colore del manto dei cavalli : baio, baietto, baiotto, bazzotto e ora bardotto, il significato vuol dire a metà, medio, non completo e da lì.... Però io ora sto parlando dell'umore, dello stato d'animo, di quando non sei e non fai niente che ti convinca. Capitano periodi così, in cui tutto sembra sommarsi e portare sempre di più in quella direzione, quella del boh, non so, che faccio? E per la legge di Murphy a questo stato d'animo si sommano, ambiente, situazioni, tempo meteorolgico e via imbarzottendo... Per ora, per combatterlo, mi sono imposto di fare: quando pensi che potresti fare qualcosa, prima che il dubbio barzottante si insinui, fallo. Non dar retta al dopo, non sentire il "un momento, poi lo faccio": fallo. 

Cane di Paglia

Anche il baseball mi appartiene... Se conosco le regole? A spanne. Mi piace come sport? Abbastanza. Come l' ho conosciuto? Leggevo Charlie Brown fin da piccolo e per capire alcune citazioni e riderne mi sono documentato. Ennesima domanda: che c'entra con il mio Blog? Per l'uso improprio che vorrei fare di una delle attrezzature principali di questo gioco. Vi aiuto: non è la palla e non è il guanto nè del pitcher e neanche del catcher. Il contesto in cui vorrei usarla è punitivo, perché quando capitano queste cose è impossibile non perdere la brocca. Immaginate che nel vostro palazzo, in un appartamento sfitto arriva una persona, una giovane signora single col suo cagnolino, un simpatico meticcio di taglia medio piccola. Questo appartamento ha la fortuna di avere un piccolo giardino di circa 100 mq, per la felicità della bestiola, che però come tutti gli esseri, umani e non, ha bisogno di abituarsi e quindi ad ogni rumore, persona e situazione nuova, abbaia. Parentesi, nella nostra residenza ci sono una cinquantina di famiglie e più di metà è cane ( o cani) munita. Quindi nella maggioranza abituati a suoni del genere, ancorché provvisori. Cosa succede quindi? Un'ignoto condomino stronzo (sorry), infastidito dalle abbaiate del cagnolino, lo attira vicino alla recinzione, lo prende ( due reati: violazione di domicilio e furto) e lo porta fuori dal giardino lasciandolo in strada, lasciando un bigliettino rigorosamente anonimo. Per fortuna prima che il piccolo potesse rimanere sotto le ruote di qualche macchina, viene avvistato da una persona che conosceva la proprietaria che lo ricupera e lo mette al sicuro. Avete capito l'uso che vorrei fare di questo articolo sportivo? Se lo avete immaginato spero siate d'accordo con me... Spero di scoprire di chi si tratta. Poi vediamo.

Aspettando l'autolavaggio a mano...

Cosa ci sarà di strano o d'interessante? Appunto: nulla tranne la durata... Mi sono fatto la barba prima di uscire di casa e ho già la crescita... Bravi, bravissimi e molto rigorosi. Diciamo che in fretta e bene, dicevano i saggi, non vanno insieme. Ok . Però un pochino più veloci...a lavare... Un po' come Milano questa settimana: basket e calcio con gli stessi problemi. Tutti pensieri formulati durante questa eterna attesa: così come le maledette piattaforme, chi le sfrutta e sfrutta la gente... Intanto è uscita dal tunnel e la mia auto viene assaltata da un plotone di addetti che stanno per scoprire che una macchina può essere foderata di pelo (misto cane e gatto) oltre che del normale sporco da viaggio... Intanto leggo Facebook, e la macchina è letteralmente esplosa: tutto quello che era dentro è fuori e lo stanno pulendo... Ho visto anche qualche sguardo d'odio di chi doveva rimuovere il pelame, ma tant'è. Poi mi chiamano e "solo" 50' dopo mi riconsegnano la macchina... Che intanto per la sosta si era giá ricoperta di polvere...

Senza Parole

Come sono rimasto alla notizia di questo piccolino che non ce l'ha fatta. Io come molti, mi sono affezionato a questa piccola vittima della cattiveria umana, cosi come ai ragazzi della Clinica veterinaria Due Mari, che hanno tentato tutto il tentabile nel salvare Maurino, così lo avevano battezzato. Ho fatto veramente fatica a non piangere, trovo che sia ingiusto sempre ma in particolare ancor di più, quando la cattiveria si accanisce sui piccoli: umani o cuccioli che siano. Già la natura a volte è crudele ma quando ci si mettono i bastardi, quelli veri, quelli dell'anima, non quelli a quattro zampe, penso che sarei in grado di fare qualcosa di irreparabile. E' così difficile rispettare i più deboli? E' così difficile? Purtroppo spesso siamo noi gli animali, i predatori, quelli peggiori, perchè gli altri lo fanno per necessità... Solo rabbia e tenerezza. Vola Maurino, corri, su ci sono tanti amici con cui giocare...

Intolleranza verso gli intolleranti

Paradosso? Contraddizione? Oppure reazione naturale?
Di questi tempi verrebbe chiamata reazione di pancia, o d'istinto. Il vero problema é che chiunque, con quello che accade, vorrebbe fare in modo che non fosse accaduto o che chi provoca questi dolori fosse messo in condizione di non farlo. Ed è una reazione comprensibile. Quello che invece mi sconvolge ulteriormente é che persone normali, impossibilitate ovviamente a fare qualcosa contro assassini e mandanti, se la prende e scarica tensioni e frustrazioni su tutto quello che non approva e condivide, anche le cose più normali. Normali discussioni condominiali, o scambi di opinioni a causa del traffico, o addirittura l'eterna querelle tra amici dei cani versus persone che non li amano o addirittura li odiano e trasmettono questo atteggiamento negativo ( leggi: virus) ai figli, creando vere e proprie faide con vittime innocentissimi cagnoloni. Inoltre l'effetto moltiplica dei social ( per l'occasione a-social), che da persone normali spesso tira fuori il peggio approfittando dell'anonimato o della possibilità di avere un palcoscenico tutto per sè. E i troll poi si sprecano: insomma da strumento d'interazione e dialogo si passa all'urlo, all'insulto e via peggiorando. E qui si vede la furbizia di chi ha imparato a gestire questo strumento in modo politico: da un lato cassa di risonanza e dall'altra affogamento nella massa delle notizie inutili di quel poco di veramente significativo che c'é. Cerchiamo di discriminare nella fuffa prodotta ad arte nei social, quello che è veramente importante e cerchiamo di non perdere la nostra umanitá per accodarci ai dis-umani, a quelli che sono talmente presi da se stessi da non considerare più gli altri.

 

Tanti, troppi anni

Sto leggendo di chi non ama le feste commercializzate come questa, di chi non si pone minimamente il problema, chi si chiede " perchè solo un giorno all'anno" e chi ne approfitta per una riflessione. Forse appartengo all'ultima categoria pur abbracciando le altre tre... Io sono stato insieme a mio papá solo i primi 22 anni della mia vita e l'ho rimpianto per i 38 successivi. Se n'è andato quando stavo cominciando a rendermi conto di quanto importante fosse la sua presenza, i suoi consigli e suggerimenti, il suo burbero affetto, la sua straordinaria capacitá di sorridere anche di cose apparentemente difficili. E di quanto sia pesata la sua assenza da allora. Ventidue anni speciali, con dentro una vita intera: ricchezza, povertá, affetto, sacrifici, dolore, soddisfazioni, difficoltá, amicizia, coraggio, perseveranza, voglia di non mollare mai. Tutto questo e tanto altro dietro due lenti spessissime, regalo di una ritirata in Russia che ti aveva visto perdere quasi completamente la vista e guadagnare l'amore della tua vita, mamma, conosciuta come nei film americani, infermiera in ospedale militare. Adesso sono papá anch'io, e non è una brutta sensazione: spero di esserne all'altezza...