Normalmente, le avrebbe scritte lui, con arguzia, intelligenza e dovizia di dettagli, ma tocca a farlo a me, suo fratello. Ora è pensionato e purtroppo non più in grado di mettere mani e occhi su una tastiera.
Gianugo Fercioni, nasce nella Clinica S.Giuseppe di Milano, vicino a S.Ambrogio, il 14 gennaio 1946, esattamente 9 anni 364 giorni e 12 h prima di me. In pratica io sono stato il regalo per il suo decimo compleanno. Quasi subito ci si rende conto che i suoi occhi avevano dei grossi problemi: la retina non completamente formata impose parecchie operazioni, allora molto invasive, per fissare la sua miopia senza rischiare la cecità. Paradossalmente, sia per la statura che per la struttura fisica Gianugo era molto portato per lo sport: le giovanili dell’Olimpia Milano, le gare di nuoto Coni e tutti gli sport nei quali si applicava e riusciva molto bene. Purtroppo dovette interromperli quando, aumentando l’agonismo e il rischio di contatti violenti, rischiava il distacco retinico. Diplomato in ragioneria e iscritto a Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Milano, dovette abbandonare quest’ultima quando l’Atelier Fercioni venne chiuso, cominciò a lavorare e ci trasferimmo armi e bagagli da via Montenapoleone 3 ad Arese, allora poco più di tremila anime… Questo fatto fece scattare una sorta di desiderio di rivalsa per mantenere vivo almeno il nome di famiglia e Gianugo cominciò ad ricercare ed accumulare materiale (in parte anche su questo sito)sulla sartoria. Quando se ne andò nostro padre, nel 1978, cominciò a prendere contatti con le varie autorità, per riuscire a convincerle ad aprire un museo della moda, cosa discussa e rinviata enne volte con altrettanti assessori, per ogni cambio di giunta comunale. Nel frattempo continuava il lavoro, la ricerca e il tutto viene premiato dall’aver ritrovato il suo grande amore, col quale, pur non convivendo più, continua la frequentazione.