Torna al blog

Bipolare o Biargomentare?

 Tengo buono solo il titolo che risale a dieci giorni fa, perchè il contenuto del blog rimane lo stesso: due temi e due umori differenti nel affrontarli. Il lavoro, la vita, le cose che succedono e la squadra del cuore che sempre pià spesso il cuore te lo frantuma. La vita che si alterna in serenità familiare (per fortuna), anche se la nuova generazione si arrangia nonostante il 110 e lode della sua laurea con lavoretti che nulla hanno a che fare con studi e capacità, e incazzature lavorative, dove il modernismo e giovanilismo imperante fanno più danni della grandine e di Renzi, vendendo per novità vecchie idee rimpannucciate, il tutto avvallato da vecchi dirigenti troppo spaventati dal sembrare poco "trendy"e quindi sostituibili...  Si avvicina Natale, il mio sessantesimo, moltissimi felici, parecchi malinconici, pochi molto tristi e quasi tutti con lo spirito giusto, quello che riunifica sia le persone che i loro ricordi. Da quelli vissuti tutti insieme nell'Atelier, con nonni, zii, cugini, oltre a mamma e papà e fratellone. Le tavolate chilometriche nel salone dove normalmente sfilavano le mannequin annunciate al microfono dalla voce da doppiatore di mio padre; salone che brillava per le decorazioni illuminate dai lampadari a gocce in cristallo e dalle luci dell'albero di natale messo vicino al grande camino. Tutti i pacchetti e pacchettini che campeggiavano a mucchi e mucchietti per ciascuno della famiglia. Poi il Natale del '61 dove noi nipoti aprimmo i regali del nonno, che se n'era andato serenamente nel sonno la notte prima. Io avevo solo cinque anni e la comprensione della cosa non mi era molto chiara, mentre mio fratello e i miei cugini Maurizio e Luca la vissero malissimo. Gli anni successivi, fino alla chiusura dell'Atelier avvenuta nel '73, la tradizione continuò, magari in modo meno fastoso, ma continuò. Poi ci furono, come già scritto, a volte feste felici, a volte meno, ma sempre vissute nel calore della famiglia... Di sicuro una ventata di calore in più dal Natale del '90, quando mi venne recapitato un regalo in anticipo di cinque mesi sul Natale di quell'anno: mia figlia Martina... E da allora tanti motivi in più per rinverdire le tradizioni. Dal punto di vista dell'Olimpiatifoso, non dovrei lamentarmi più di tanto. Milano stravince in campionato e galleggia in Europa. Però non mi convince, questo è il problema. Se devo essere completamente sincero preferivo le vittorie di quando eravamo meno ricchi, quando si vinceva di carattere e di voglia e non perchè tutte le grandi avversarie sono calate clamorosamente di qualità o addirittura retrocesse se non scomparse... Avere una squadra che attacca magnificamente, ma che non gioca di squadra, e difende quando si ricorda, cioè poco spesso, non mi diverte. Sarà che sono cresciuto vedendo le sportellate di Art Kenney con Dino Meneghin, ho proseguito con la banda bassotti del primo Dan Peterson, per poi vedere i gomiti di Gallinari (Vittorio) mulinare in aria e non e la cattiveria (agonistica) di D'Antoni, Meneghin, Premier, McAdoo e l'allora bambino prodigio Ricky Pittis...Quindi vedere una Milano che riempie come non ha mai fatto i palasport ma che non riesce a colmare i cuori di vecchi tifosi, mi lascia perplesso. Certo, il detto: Piùtost che gnent l'è mej piùtost, regge comunque, però riempie il bicchiere a metà. L'altra metà latita...

Sanatorio sano

Non capitano spesso le giornate così: tutti a casa con tosse, dolori vari, chi con la febbre, chi con nausea, un vero sanatorio, eppure... Eppure tutti assieme a guardare film in tv, sgranocchiarsi pop corn appena fatti, chiacchierare, insomma stare volentieri in famiglia. Forse, per il fatto che sono giornate rare, sono ancora più gradevoli quando capitano e, forse, é importante sottolinearle e tenerle bene in mente. Fuori, freddo e grigio, dentro caldo e tutti i colori del mondo. Bello così: forse se fosse sempre in questo modo, si perderebbe il gusto della cosa speciale.